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"... Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. " (da Es 20, 5-6)
Citando un episodio personale, a conclusione della pagina Religione o Fede, ho introdotto l'argomento Legge di Dio. Le religioni cosiddette monoteistiche basano il comportamento personale su una serie di precetti e insegnamenti contenuti in un Libro. Queste norme esprimono direttamente o indirettamente (= per ispirazione) la volontà di Dio e, pertanto sono rigide, incontestabili, immutabili. In una parola: assolute.
Un aspetto che mi ha sempre infastidito è quel giro vizioso che si innesca quando qualche "persona religiosa" tenta di dimostrare l'insindacabile verità presente nel Libro.
Perché devo credere che questo precetto assurdo è parola di Dio e non piuttosto una credenza radicata in una certa cultura?
Perché è scritto nella Bibbia e la Bibbia è integralmente parola di Dio.
E come si fa a esseri sicuri che mai gli uomini ci abbiano messo del loro?
Perché al versetto x e al versetto y c'è scritto ecc. ecc.
In tal modo il Libro diventa il principale se non l'unico strumento della dimostrazione di se stesso.
Il cristianesimo non è una religione del Libro
Il cristianesimo non può essere definito una religione del libro. Perché?
Innanzitutto, come abbiamo visto in Religione o Fede, il Cristianesimo non può essere definito una religione. Ribadisco, per chi è capitato in questa pagina senza leggere le precedenti, che per religione si intende tutto quello che l'uomo fa per Dio. Per evitare equivoci e chiarire l'argomento si consiglia, tuttavia, di leggere prima la pagina suddetta.
Inoltre la Via che Gesù ci invita a percorrere non si basa su una serie di precetti rigidi e immutabili contenuti in un Libro e che rappresentano in maniera statica la volontà di Dio, la sua Legge. Gesù ha insegnato, attraverso tutto il suo messaggio, che quello che conta è fondamentalmente il bene dell'uomo e che se c'è da scegliere tra il bene dell'uomo e la Legge va senza dubbio privilegiato il primo. Non solo: ci ha fatto chiaramente capire che proprio questa è la volontà di Dio.
La Legge al tempo di Gesù era considerata estremamente importante. Era stata data da Dio agli uomini attraverso Mosè e si pensava addirittura che fosse stata creata prima dell'uomo. Essa rappresentava un modo nuovo di vivere il rapporto con Dio, una nuova alleanza.
Evoluzione della percezione di Dio
Nel corso della Bibbia si assiste a un processo di evoluzione della percezione di Dio, argomento già in parte affrontato nella pagina precedente. Tale processo si traduce in eventi ed episodi che evidenziano, attraverso fatti concreti, la visione che l'uomo aveva di Dio in quel determinato momento storico.
Dio e i fenomeni naturali
Il diluvio aveva sancito il superamento dell'immagine di un dio che interviene con fenomeni naturali per punire l'uomo:
"Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno." (Gen 8,21-22).
Dio e i sacrifici
L'episodio di Abramo e Isacco rappresenta il distacco del popolo ebraico da riti e abitudini pagane.
Nel testo originale ebraico El chiede il sacrificio (El è un termine generico e può riferirsi anche agli dèi pagani), ma è l'Angelo di Yavhè, cioè il Dio di Israele, che ne impedisce il compimento. Dio prende fermamente le distanze dai sacrifici umani, comuni nei popoli pagani di allora e presenti anche nella cultura ebraica primitiva. Più tardi, tramite Isaia e Osea, verrà messo in discussione il concetto di sacrificio nella sua totalità: "«Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero?» – dice il Signore. «Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco...»." (Is 1,11); "poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti." (Os 6,6)
Dio, signore unico e legislatore
Con la Legge, massima espressione dell'incontro tra Dio e Mosè, viene affermata con decisione la monolatria (= adorazione di un solo Dio [tra i tanti esistenti]): "Io sono il Signore, tuo Dio, ... Non avrai altri dèi di fronte a me." (da Es 20, 2-3). La monolatria costituisce una sorta di anticipazione del monoteismo (= fede in un unico Dio), che si svilupperà successivamente.
Tuttavia un Dio signore e legislatore è necessariamente un Dio che comanda, che giudica e che può premiare o punire. Anche se molti profeti continuano a credere nel Creatore benevolo verso gli uomini, il Dio della Legge si afferma prepotentemente tra scribi e sacerdoti.
Dio Padre
Arriva Gesù e cambia, stavolta in maniera definitiva, i termini del rapporto con Dio. Nasce una nuova alleanza, l'unica vera alleanza. Giovanni esprime al meglio questo cambiamento: "... Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo." (Gv 1,17). E ancora: "Dio nessuno lo ha mai visto: l'unico figlio, che è Dio ed è in seno al Padre, è lui che lo ha rivelato" (Gv 1,18). L'idea che possiamo avere di Dio è quindi imprescindibile dalla Rivelazione. E' il Figlio che ci mostra il vero volto di Dio: non padrone, non giudice ma Padre! E non è possibile arrivare al Padre se non attraverso il Figlio: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,6).
Ma allora tutte le precedenti rappresentazioni di Dio sono sbagliate? Sì, se si discostano da quella che ci ha dato il Figlio, perché non sono frutto di una Rivelazione ma di una interpretazione (umana), evidentemente errata.
Gesù ci ha "mostrato il vero volto di Dio" che non è quello di un giudice implacabile ma di un padre amorevole. Ed egli stesso è stato pronto a trasgredire la cosiddetta Sua Legge ogni qualvolta entrava in conflitto con il bene degli uomini, Suoi figli.