L'Amore - Capire i Vangeli

Stella
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L'Amore

La LEGGE o l'AMORE



La Legge era stata scritta su due tavole: su una c'erano i comandamenti diretti verso Dio, sull'altra quelli verso gli uomini. Quando a Gesù viene chiesto cosa è giusto fare per guadagnare la vita eterna egli cita solo i comandamenti della seconda tavola, oltre al precetto “non frodare”, anch’esso relativo al comportamento da tenere verso gli uomini e, presumibilmente, legato alla ricchezza sospetta dell’interlocutore. Ma Gesù aggiunge qualcosa e non è un'aggiunta da poco  "«Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre».  Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».  Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».  Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni." (Mc 10, 19-22).

I comandamenti della prima tavola sono assenti. Strano che proprio il Figlio se ne dimentichi. Sembrerebbe che a Dio non interessi affatto se noi lo santifichiamo e lo glorifichiamo... Beh, questo non è esatto. Il punto fondamentale è "come". E' una questione di metodo. Gesù ci aiuta attraverso l'unica preghiera che ha insegnato (Mt 6, 9-13):

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo
ai nostri debitori,
e non abbandonarci
alla tentazione,  
ma liberaci dal male.

Quando si ama veramente qualcuno ci viene spontaneo agire in modo da fargli piacere, da andare incontro ai suoi desideri. "Sia fatta la tua volontà". Se recitiamo mille preghiere e non cerchiamo di attuare gli insegnamenti che Dio ci ha trasmesso facciamo la nostra volontà; se ci preoccupiamo troppo degli aspetti economici della vita facciamo la nostra volontà; se deliberatamente non perdoniamo le offese facciamo la nostra volontà, se concentriamo l'esistenza su noi stessi e non aiutiamo chi sta in difficoltà facciamo la nostra volontà.

Preghiera

E a quel punto a che servono le preghiere e i riti? A niente. Dio si sente onorato se onoriamo l'Uomo. Con questo non voglio dire che non bisogna pregare. Ma la preghiera, meraviglioso momento di intimità tra noi e Dio, ha valore solo quando è la naturale conseguenza di un preciso stile di vita. Se manca l'uno l'altra è inutile. Non possiamo confondere l'effetto con il fine. Gesù è molto esplicito al riguardo, come emerge nel già citato: Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli." (Mt 7, 21).

E' altrettanto esplicito nel farci conoscere tale volontà: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo  vestito?  Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?".  E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me" (Mt 25, 34-40).

Gesù ha dato agli apostoli (e quindi anche a noi) un solo "comandamento", l'unico che non si può comandare: l'amore (Gv 13, 34-35).

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per gli altri.


Come abbiamo visto si tratta di un amore attivo, concreto, che produce vita, un amore che Gesù ha dimostrato attraverso le Sue azioni, le Sue disobbedienze, le Sue parabole, il dono della Sua vita. E' un amore che supera di gran lunga quello relativo cui era arrivata la spiritualità ebraica del tempo: ama il tuo prossimo come te stesso. A dir la verità l'esperienza dimostra che quanto più amiamo noi stessi, tanto meno riusciamo ad amare gli altri. L'amore che Gesù ci ha trasmesso è assoluto e incondizionato. Il risultato dell'accoglienza di questo amore e del suo dono agli altri è la totale felicità. Dio desidera con tutto il cuore che noi siamo felici. Ce lo dice nel discorso della montagna, noto anche con il nome di Beatitudini. (Mt 5, 3-12)

Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Le Beatitudini - Beato Angelico

Beati  voi  quando  vi  insulteranno,  vi  perseguiteranno  e,  mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Le Beatitudini rappresentano per i cristiani una sorta di nuovo decalogo. Vanno lette con attenzione e soprattutto vissute. Un aspetto importante da chiarire, spesso fonte di incomprensione, è che esse non consistono affatto in una sorta di "Manuale in otto punti per la consolazione dei poveri disgraziati". Se Dio ci vuole felici non può ritenere che la miseria, l'ingiustizia, la sofferenza, la persecuzione rappresentino delle condizioni per la nostra beatitudine. Si ritorna sempre al fattore libertà. Lo vediamo con alcuni esempi. Se sono nato in situazioni economiche disastrose e in un contesto sociale degradato è difficile che possa condurre una vita in pienezza, ma se, viceversa, pur vivendo in maniera dignitosa, volontariamente "mi faccio povero" per gli altri, rinunciando a "qualcosa" affinché anche mio fratello abbia "qualcosa", il discorso cambia in modo drastico e la mia felicità deriva proprio da quella rinuncia fatta per scelta di amore. Se subisco ingiustizie su ingiustizie ho mille motivi per essere triste ma se porto avanti le mie idee di amore e di vita con convinzione e coraggio non avrò paura di essere deriso perché nessun insulto potrà privarmi della mia libertà interiore, ed è questo che mi renderà "beato", non certo l'offesa e l'ingiustizia.

Questo è il volto di Dio che Gesù ci ha rivelato. Il Dio della Legge è ormai un pallido ricordo. Al suo posto sorride con benevolenza il Dio dell'Amore, nostro Padre.

"Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,  perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
...
Non  prego  solo  per   questi,   ma   anche   per   quelli   che   crederanno   in   me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa.  Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me."
(da Gv 17, 6-23)


 
 
 
 
 
 
 
 
 
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