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Devo ammettere che questo argomento mi sta molto a cuore; purtroppo, come ho appena accennato nelle Note personali di questa appendice, non c'è moltissimo sulla materia. Eppure nessuno può convincermi che l'immensa bontà di Dio possa essere indifferente o, peggio ancora, favorevole a ciò che avviene negli allevamenti intensivi, alle vere e proprie torture perpetrate ai danni di esseri innocenti e fragili.
Don Mario Canciani
Fortunatamente non sono la sola a pensare così: mi ritengo anzi in ottima compagnia. Vorrei ricordare a tal proposito un novello San Francesco del nostro tempo, don Mario Canciani (1928-2007), il quale ha sempre percepito che l'immenso amore di Dio non è destinato solo a noi ma anche ai "nostri fratelli più piccoli" (tenero appellativo con cui San Francesco, per l'appunto, chiamava gli animali, così come Gesù aveva definito gli esseri più deboli ed emarginati).
Su Wikiquote c'è una pagina con le citazioni di don Canciani; ne segnalo due:
la prima, riguardante l'amore di Dio, si inserisce bene nel discorso portato avanti in questo sito:
"Dio ci cerca infinitamente di più di quanto noi lo cerchiamo. «Mio Dio,» scriveva Newman «credo che tu mi ami più di quanto io ami me stesso.». Noi attendiamo Dio sulle strade della morale, della colpa, della paura. Lui viene sulle vie del perdono e della bontà. Dio non è il Grande Vendicatore, il Giustiziere, il cacciatore dei colpevoli. Il teologo von Balthazar affermava: «L'inferno esiste, ma è vuoto». Dio non può volere una Auschwitz eterna." (da Vita da prete p. 118)
l'altra è una preghiera molto particolare, letta, di Venerdì Santo, in una nota trasmissione televisiva; e anche questa parla dell'amore di Dio:
"Signore, sono un piccolo agnello, nato da un sogno della Tua creazione. A noi agnelli, per breve tempo ci è dato di brucare sulle colline l'erba madida di rugiada e scaldata dai primi raggi del sole. C'è chi crede di poter festeggiare la Tua Pasqua vittoriosa con la nostra morte, una morte lunga, crudele. Assieme ad altri agnelli resterò appeso, da vivo, perché la mia carne sia più bianca, in attesa che l'ultima goccia di sangue esca dalle mie vene tra immense sofferenze. Con la sensibilità allo spasimo e gli occhi lacrimanti, guarderò a Te, che hai voluto essere chiamato Agnello di Dio.
Per questa Tua partecipazione al mio dolore, fa' che possa almeno vivere assieme ai miei amici, in quel soggiorno felice che è il Tuo paradiso, per specchiarmi per sempre nella limpidezza del Tuo amore eterno. Amen" (da Vita da prete p. 169).
Un interessante articolo su Mario Canciani si trova sul sito di Società Vegetariana, dove, tra l'altro, è presente una intera sezione su religioni, spiritualità e vegetarismo.
Mario Canciani ha scritto un libro decisamente illuminante sull'ultima cena di Gesù. Chi, in occasione della Pasqua, trovava ospitalità presso gli Esseni (comunità ebraica spirituale di tipo monastico) era tenuto a festeggiare la cosiddetta Pasqua fiorita, senza il sacrificio dell'agnello. In questo libro viene dimostrato, sulla base di ricerche approfondite e rigorose, essenzialmente di natura archeologica, che Gesù non celebrò la Pasqua ebraica in quanto il locale in cui consumò l'ultima cena era situato proprio nel quartiere esseno. Il libro, non a caso, si intitola L'Ultima Cena degli Esseni, Edizioni Mediterranee 1995.
A proposito di libri: una serie di testi sull'argomento (tra cui anche quello di Mario Canciani) è presentata nella bibliografia del sito Cattolici Vegetariani. La bibliografia è inserita in una sezione più ampia, Il veg nel cattolicesimo, dove sono raccolti molti articoli che, come dichiarano gli autori del sito, "hanno l'obiettivo di evidenziare l'incidenza del vegetarismo nella storia del cattolicesimo": una iniziativa davvero importante.
Qumran
Parlando di Esseni è inevitabile citare Qumran, località situata sulla riva occidentale del Mar Morto. Nelle grotte di questa zona sono stati trovati antichi manoscritti, protetti nei secoli all'interno di anfore. Sono venuti alla luce anche i resti di un monastero e sembra che a Qumran abitasse una comunità essena.
Sul Web ho trovato una frase, attribuita a Gesù, che si dice essere presente in uno dei manoscritti recuperati; uso volutamente espressioni dubitative ("sembra", "si dice", ecc.) perché, purtroppo non è mai citata la fonte precisa.
I rotoli di Qumran sono infatti identificati da codici ma, nonostante questa frase venga riportata da parecchi siti, nessuno indica il codice del rotolo in cui sarebbe scritta. La pubblico, tuttavia, nella speranza che sia autentica e che qualcuno, leggendo, possa fornirmi indicazioni più dettagliate:
“Siate rispettosi e compassionevoli non solo verso i vostri simili ma verso tutte le creature poste sotto la vostra tutela…Forse che i pesci vengono a voi a chiedere la terra e i suoi frutti? Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di anime…
Il debole non è stato dato all’uomo per fargli da cibo o da divertimento…
Papa Francesco
Nella sua prima omelia, durante la messa di inizio pontificato celebrata il 19 marzo 2013, Papa Francesco ha pronunciato frasi bellissime nei confronti del creato e delle sue creature. Riporto quelle più pertinenti all'argomento trattato:
"La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti.
E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo... Siate custodi dei doni di Dio!"
"E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce."
"Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!"
"Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!"
La versione integrale dell'omelia è reperibile presso il sito del Vaticano, ma già in questo estratto traspare il profondo rispetto nei confronti della natura e di tutte le creature che ne fanno parte. Il tema di fondo, ispirato alla figura di San Giuseppe, è quello della custodia: custodia del creato, dell'ambiente, di ciò che è "altro". Si evidenzia il carattere universale dell'impegno a proteggere la natura e i suoi figli e si delineano i rischi derivanti dalla mancata assunzione di tale impegno; si invitano i potenti della terra a farsi carico della responsabilità della custodia in ambito politico, economico e sociale e si fa appello, infine, al cuore dell'uomo perché si ricordi che sentimenti come bontà e tenerezza rappresentano gli elementi trainanti dei suoi progetti più sani e costruttivi e non costituiscono certo motivo di paura e di vergogna.
Non so e non penso che Papa Francesco sia vegetariano ma le parole "rispetto" e "custodire" riempiono il cuore di calore, speranza e determinazione. C'è molto da cambiare in questo mondo: non ci può essere rispetto per il creato e per le sue creature in un allevamento intensivo o in un laboratorio di sperimentazione animale!